Lissone ha scelto: è Concetta!

Una vittoria netta e chiara, 53 a 47, contro il blocco del centrodestra schierato compatto. Una vittoria che segna – si spera in modo definitivo – lo spartiacque tra un certo modo di fare politica, quello dell’ultimo trentennio leghista, e un’amministrazione davvero diversa.

Una vittoria che conferma la fiducia dei lissonesi anzitutto in una persona e poi nella sua squadra. Noi crediamo che sia un risultato storico per la nostra città. Ora a noi l’impegno di non deludere le aspettative; e un ringraziamento a chi ha creduto in noi.

I risultati (Comune di Lissone)

Noi abbiamo già vinto

Si conclude oggi una campagna elettorale a due facce: smorta e spenta a livello pubblico (specchio fedele della disaffezione dei cittadini alla politica in generale), spregiudicata e piena di falsità nel confronto “privato”, soprattutto sui social.

Domenica i lissonesi potranno scegliere tra due alternative molto diverse tra loro: da una parte il vecchio, che vorrebbe arraffare ciò che è stato suo per vent’anni, dall’altra il nuovo che è già cominciato.

Noi, gente del Listone e di Concetta Monguzzi, comunque abbiamo già vinto.
Abbiamo vinto perché abbiamo fermato il degrado inesorabile della città verso il cemento, abbiamo mantenuto fede ai nostri ideali senza cedere di un millimetro, abbiamo offerto a Lissone una vera alternativa rispetto al dominio dei poteri forti del denaro e delle lobby, abbiamo dato esempio di legalità, giustizia ed eguaglianza.

I lissonesi onesti ora hanno davanti una strada chiara e pulita sulla quale continuare il cammino e noi crediamo fermamente che lo faranno. Devono comunque essere fieri e grati dell’amministrazione che Concetta Monguzzi, la sua giunta, la sua maggioranza, la sua coalizione hanno dato per 5 anni a Lissone: noi abbiamo vinto!

Alberto da Giussano o Pinocchio?

Altro che 180 giorni… Se il candidato Fabio Meroni dovesse mantenere tutte le promesse che ha sparso in giro durante questa campagna elettorale, non gli basterebbero 180 mesi! Del resto è abituato a dire cose che poi regolarmente non fa; anzi, fa al contrario.

Quelle che pubblichiamo qui, per esempio, sono gli intenti che la Lega Nord aveva nel lontano 1990, alle prime elezioni in cui si presentava ai lissonesi. Ebbene Meroni, che allora era già in lista, sosteneva che a Lissone “la densità abitativa è già largamente oltre la soglia di accettabilità e tollerabilità” (e avevamo 12.000 abitanti in meno!), che “l’obiettivo primo di un’amministrazione comunale è quello di ricomporre l’equilibrio ambientale devastato (sic!) dall’irrazionale, incontrollata ed interminabile spinta espansionistica degli anni scorsi” (e poi lui ci ha resi la sesta città d’Italia per consumo di suolo!) nonché di arrestare “la spinta espansionistica scoraggiando nuovi insediamenti di massa” (e lui invece è stato il profeta dei Pii, i Piani Integrati di Intervento, con torri da 12 piani e quartieri-pollaio!)…

Ora fatevi queste domande: se la Lega lissonese, quand’era “vergine” e “pura”, ha fatto tutto il contrario di quello che si proponeva, voi credete che adesso che ha molto più pelo sullo stomaco rispetterà le promesse fatte in campagna elettorale?
E se Meroni non ha avuto problemi a cambiare in modo tanto spudorato la sua linea da ecologista a cementificatore, voi siete disposti a dargli ancora fiducia?

Questione di “ospiti”

Una delle accuse (accuse?) che di solito gli avversari politici muovono contro le amministrazioni di centrosinistra è quella di essere troppo “morbide” nei confronti dell’ospitalità a profughi, migranti, stranieri in genere: che sarebbero i responsabili di una crescente insicurezza tra i cittadini.

E’ curioso (curioso?) invece che assai minore interesse venga rivolto ad altri ingombranti “ospiti” delle nostre città, sicuramente meno visibili ma incomparabilmente più potenti e pericolosi, come la mafia e la ‘ndrangheta. Associazioni a delinquere che di solito preferiscono le amministrazioni di centrodestra, se non altro perché queste ultime sono più “liberiste” e dunque attuano minori controlli sulle nuove attività commerciali: le più adatte, almeno qui in Brianza, per il riciclaggio e l’impiego del denaro ottenuto con la droga e le altre attività illecite.

Leggete questo raggelante reportage, riguardante città a noi vicine, e poi chiedetevi: ma non è che tutta questa “paura dello straniero” funziona anche da diversivo per dimenticarsi di certi altri “ospiti”?

Una tranquilla storia di ’ndrangheta in Brianza (Pagina99 – 18 giu 2017)

 

I travestimenti di Meroni

Il lupo vestito da agnello. E’ quasi divertente ascoltare il “faccia a faccia” promosso dal Giornale di Monza (oggi se ne troverà un resoconto scritto sul settimanale in edicola) tra Concetta Monguzzi e Fabio Meroni.

Quest’ultimo in vista del ballottaggio, dovendo conquistare i voti del ceto moderato, ha sentito il bisogno di smettere i panni a lui tanto cari dell’uomo forte per mascherarsi da mite pecorella… Così ne ha dette di belle.

La Ztl, ad esempio, per lui è un problema non perché i commercianti non la vogliono, no: perché, siccome ci sono duemila permessi di accesso (nota bene: solo per residenti e disabili!), adesso è ancora “una strada trafficata normalmente” e dunque pericolosa per i bambini! Sic! Ma che animo tenero…
E allora – direte voi – la chiuderà ancora di più: no, solo il sabato e la domenica.
Perché? Boh, vai a cercare la coerenza…

Ancora: le piste ciclabili. “Siamo stati i primi ad averle fatte”, afferma il grande manipolatore; però quella di via Pacinotti “grida allo scandalo”, perché “i ciclisti hanno diritto di essere tutelati e non devono essere a contatto con altri veicoli”; infatti secondo lui quella pista “bisognava farla in via Torricelli” (che appunto è più stretta, tanto per non “essere a contatto con altri veicoli”…).

Ma la perla maggiore è sull’urbanistica: qui Meroni abbandona il suo orgoglio, altre volte sbandierato, di cementificatore e sostiene letteralmente che con i leghisti al governo “tutte le costruzioni sono state fatte su aree dismesse. Punto. Le uniche aree verdi consumate sono quelle delle cooperative”.

L’agnellino dev’essersi dimenticato per esempio il Pii di via Giotto, l’Uovo del Ponte, via Isonzo, via don Monolo, via don Bernasconi – tutti ovviamente su aree verdi – per non parlare dei progetti già pronti e miracolosamente bloccati da noi: il pratone, le aree verso Santa Margherita, via Pacinotti, le aree oltre Valassina, il prato di zona mercato…

Insomma, come disse Cappuccetto rosso al lupo travestito: “Che bocca grande che hai!”. E’ per mentirvi meglio!

Così si prepara la torta Margherita

Santa Margherita deve avere la memoria un po’ corta. Al primo turno delle elezioni, infatti, i 4 seggi delle scuole De Amicis hanno registrato tutti la prevalenza del candidato Meroni su Concetta Monguzzi, in un seggio addirittura il leghista ha sfiorato il 50% dei consensi…

Ci sembra perciò bene ricordare ai concittadini della popolosa frazione che cosa hanno schivato all’ultimo momento grazie al Pgt dell’amminstrazione Monguzzi e che cosa probabilmente li aspetta, allorché scelgano di nuovo il cementificatore Fabio Mattoni: questi bei 6 palazzoni da 10 piani più altri 6 da 4 piani che vedete qui sotto per oltre 70.000 metri cubi, ovvero circa 300 appartamenti e mille abitanti in più…

Costruttore? Ditta Faletra, notabile provinciale Forza Italia.
Poi decidete voi.

L’aministrazone ferma una colata di cemento accogliendo anche l’osservazione degli ambientalisti de “L’osservatorio PTCP” (alternativaverde.it)

Ambito di Trasformazione 7 a Santa Margherita

Una casa per fare più cultura

Mentre gli altri sognano (d esempio Meroni che vorrebbe spostarci le Poste: peccato che le stesse non siano interessate a farlo…), noi agiamo già concretamente per un intelligente futuro possibile.

L’amministrazione Monguzzi ha infatti appena approvato una delibera che destina a 10 associazioni locali – in particolare musicali – gli spazi di Villa Magatti, ovvero l’ex Comune ed ex Asl, per farne la “Casa delle Culture”.

Si tratta di una location prestigiosa, centrale e tra l’altro già pronta, perché gli uffici dell’Azienda sanitaria quando nel 2015 si sono trasferiti nella ex Montana hanno lasciato gli ambienti in ordine, bisognosi solo di una rinfrescata; sono disponibili anche aule ampie per prove corali, teatrali, musicali.

In particolare, poi, i saloni affrescati del pianterreno saranno riservati all’uso pubblico come ulteriore sala per incontri e conferenze. Una soluzione per la “fame” di cultura lissonese così ottimale e gradita ai cittadini che gli avversari politici hanno cominciato a strepitare per presunte irregolarità burocratiche, che in realtà sono frutto solo della loro incompetenza amministrativa: logico, hanno accusato il bel colpo…

Casa delle culture, ecco come sarà (Il Cittadino – 17 giu 2017)

Il Corvo vola più basso

Qualcuno si ricorda il Corvo? Anni fa si faceva vivo, preferibilmente sotto elezioni, spargendo ai quattro venti lettere anonime che contenevano presunte rivelazioni e molte bugie per tentare di disorientare i cittadini più sprovveduti. Adesso non c’è più nemmeno bisogno di scomodare la fotocopiatrice: basta Facebook.

Le tante pagine frequentate da lissonesi, più o meno politicizzate, in questi giorni  sono infatti tempestate di “fake news”, in parole povere e padane: balle.
I leghisti e i forzitalioti devono avere davvero una gran paura di perdere (e fanno bene!), così si sono messi a sparare fandonie diffamatorie a tutto spiano: Concetta vuole fare la Ztl fino a via Loreto! Concetta mette altri parcheggi a pagamento in stazione! Concetta ha dato i permessi per costruire solo a suo fratello! Concetta ha concesso sedi alle associazioni amiche e non lo dice a nessuno!… Manca solo la moschea (vi ricordate nel 2012? Fu il cavallo di battaglia di Ronchi e soci, che noi avremmo costruito un minareto per gli immigrati; però hanno perso lo stesso!).

Inutile dire che nulla di quanto sopra riportato corrisponde a verità e ne possiamo dare le prove a chiunque. Consigliamo dunque ai lissonesi sangue freddo e controllo delle notizie: da certe fonti può venire solo acqua sporca.

E poi pensate: se non hanno pudore di sparare “balle” adesso, credete che poi vi diranno la verità se dovessero governare?

Così parla un Cinquestelle

In attesa del ballottaggio, le liste escluse dallo “scontro finale” affrontano un problema morale: schierarsi o no? E con chi? Non è cosa da poco…

In particolare i Cinquestelle stanno dibattendo, anche sui social, un dilemma che si potrebbe riassumere così: più poltrone o più coerenza? Infatti gli strani meccanismi elettorali hanno stabilito che, se vincesse Concetta Monguzzi, loro avrebbero un solo rappresentante in Consiglio comunale; se invece prevalesse Meroni, ne avrebbero due. Dunque: “raddoppiare” la rappresentanza pubblica, ma a prezzo dell’appoggio al cementificatore sommo di Lissone, oppure tener fede ai principi ma essere più deboli in Consiglio?

Nel dibattito è intervenuto Pier Marco Fossati, il giovane pentastellato che sarebbe proprio il candidato eletto qualora il Movimento avesse due consiglieri; e sentite cosa ha scritto:

Vero, se vince Meroni il 5Stelle avrà un consigliere in più, guarda caso io; che bello, mando a quel paese tutti i miei ideali per fare il consigliere, mando a quel paese la mia coerenza e la fiducia riposta in me dalle persone… Ma con chi credete di parlare? Con un gruppo di coglioni che si vendono al primo offerente? Adesso capisco perché il 50% delle persone non si è presentato ai seggi, fa schifo questo modo di fare politica. Poi per favore lasciate stare le persone che ci votano, perché noi non diamo nessuna indicazione di voto a nessuno: chi ci vota non è di nostra proprietà, sono persone libere, punto. Per il resto se non entro in Consiglio posso dare comunque il mio contributo al nostro unico consigliere. Sarebbe un onore e un privilegio rappresentare i cittadini in Consiglio, ma non perdo la mia credibilità e non tradisco la fiducia delle persone. Questo non mi appartiene e non appartiene nemmeno al M5S”.

Pier Marco: massima stima da tutto il Listone!
Se ci sono ragazzi così, la politica italiana ha ancora speranze.

 

Chi mantiene chi

Alleluia. Con oltre sei mesi di ritardo, sono comparsi finalmente sul sito comunale i redditi dei consiglieri che avevamo segnalato come ancora mancanti, Stefano Battocchio e Daniela Ronchi. Dal poco che si capisce della dichiarazione di quest’ultima – è infatti una copia molto sbiadita, ma non era meglio gli anni precedenti – si deduce che la primatista delle preferenze della Lega Nord lissonese nonché consorte del candidato sindaco di centrodestra ha dichiarato nel 2016 un reddito negativo di 929 euro.

E’ la terza volta consecutiva: nel 2014 aveva dichiarato -5587 euro e nel 2015 -5511 euro. Niente di illecito, per carità, anzi: la signora è commerciante e tutti sappiamo come in questi tempi di crisi sia stato danneggiato il settore; tanto che – almeno da quel che si capisce – persino i gettoni di presenza accumulati ai Consigli e alle Commissioni comunali non bastano a portare il reddito sopra lo zero e dunque provvederà il marito (del quale pure ci piacerebbe conoscere il 730: ma il Comune di Camparada, del quale è stato fino a poco fa consigliere, contravvenendo alla legge non pare pubblichi i redditi dei suoi amministratori).

Perché però segnaliamo questi dati? Per un motivo squisitamente politico: abbiamo sentito moltissime volte la Lega Nord proclamare “prima aiutiamo gli italiani!” e la dichiarazione dei redditi di Ronchi è la dimostrazione che è proprio quello che fa lo Stato di “Roma ladrona” anche nei suoi confronti; negli ultimi tre anni, infatti, non avendo percepito reddito lei giustamente non ha dovuto versare l’Irpef e dunque gli altri hanno “aiutato” anche lei italiana, pagando al posto suo i servizi pubblici: sanità, strade, scuole, eccetera.

Ed è giusto che così avvenga: in uno Stato moderno e solidale si dà in proporzione alla propria ricchezza per “aiutare” quelli che – si spera momentaneamente – non hanno risorse.

Solo che bisognerebbe ricordarselo sempre, e non soltanto per strillare che le nostre tasse servono a mantenere gli stranieri.