Musica e memoria
Domenica 27 aprile, in occasione dell’80° anniversario della Festa della Liberazione, la sezione ANPI di Lissone, con il patrocinio del Comune, ha organizzato un evento speciale presso la Biblioteca Comunale: un concerto multimediale a cura di Maurizio Padovan a cui il pubblico ha risposto con entusiasmo, riempiendo ogni posto disponibile.
La sala era gremita, con volti attenti e partecipi. Tra i presenti, anche alcuni esponenti della politica locale. Per l’Amministrazione comunale è intervenuto il vicesindaco Oscar Bonafè, l’unico rappresentante della maggioranza che ha risposto all’accorato appello di partecipazione fatto della sindaca il 25 aprile, al termine del suo intervento in piazza Libertà.
Il cuore della serata è stato l’intenso racconto di Maurizio Padovan, musicista, storico e direttore dell’Accademia Viscontea, che ha guidato il pubblico con una narrazione appassionata e coinvolgente. Attraverso il suono del suo violino, immagini d’epoca, documenti e parole, Padovan ha fatto rivivere storie e musiche della Resistenza, offrendo uno sguardo originale e toccante su un periodo che ha segnato profondamente la nostra storia.
La sua ricerca ha riportato alla luce pagine poco conosciute della canzone italiana durante il fascismo: censure, repressioni, ma anche piccole e coraggiose ribellioni sonore. Tra queste, le Canzoni della Fronda, brani apparentemente innocui come “Crapa pelata”, o “Maramao perché sei morto” che, per la loro ambiguità, venivano interpretati in chiave satirica per prendere in giro il regime. Padovan ne ha eseguiti alcuni, raccontando storie, aneddoti e contesti, andando ben oltre la musica e toccando le corde più profonde della memoria collettiva.
Particolarmente emozionanti i momenti dedicati a giovani violinisti partigiani, spesso vittime di deportazioni o fucilazioni. Una delle storie più toccanti è stata quella di Luigi Freddi, impiccato a soli 18 anni. Il suo violino, incredibilmente, è stato ritrovato molti anni dopo, nel 2012, tra le macerie del terremoto in Emilia: un simbolo potente di ciò che resta, e resiste, nel tempo.
Durante la serata, più volte il pubblico ha manifestato un commosso apprezzamento, con lunghi applausi e un silenzio carico di ascolto. In tanti hanno lasciato la sala con la sensazione di aver vissuto qualcosa di raro, che è andato ben oltre ogni aspettativa.
Un grande grazie a Maurizio Padovan per aver regalato alla città un momento di così alto valore umano e culturale. E con l’augurio, condiviso da molti, che non sia l’ultimo: il suo repertorio è vasto, e abbiamo tutti bisogno di eventi come questo.