La retorica a senso unico
Durante l’ultima seduta del Consiglio comunale di Lissone, la consigliera Felicia Lella Scaffidi ha rivolto ai consiglieri di opposizione una domanda memorabile: «Voi avete mai partorito?». Un interrogativo così profondo da far tremare perfino la ginecologia… Ma il contesto, come spesso accade, era molto più semplice: si stavano sollevando legittime osservazioni sull’assenza prolungata dell’assessora Minotti, che non ha partecipato a numerose sedute di Consiglio, sebbene da mesi sia possibile intervenire anche da remoto, proprio grazie a una modifica al regolamento voluta dalla maggioranza.
Nulla a che vedere, dunque, con la maternità o con il rispetto che essa merita. Si trattava di un normale momento di confronto politico. Ma è bastata la parola “assenza” perché si scatenasse l’indignazione prefabbricata. E così, a seduta conclusa, è arrivato anche il post su Facebook della consigliera Scaffidi: una piccata rivendicazione del diritto alla maternità — che, va ribadito, nessuno aveva messo in discussione — e un’accusa al consigliere Talarico da parte della stessa assessora Minotti, reo – a suo dire – di trattare le donne come “fattrici”. Un’espressione decisamente fuori luogo, infilata a forza in un dibattito dove nessuno, prima di lei, ne aveva fatto menzione.
A difesa dell’assessora, la consigliera Scaffidi ha dunque brandito la maternità come clava politica. Lo ha fatto nel ruolo di madre, come ci ha tenuto a sottolineare, scambiando però l’esperienza personale per argomento istituzionale. E, in questo clima di indignazione autoreferenziale, ha rilanciato: «Chi davvero comprende questo momento, sa quanto sia inaccettabile ridurlo a motivo di polemica politica.».
Appunto. E invece lo si è ridotto esattamente a questo: uno scudo narrativo per sottrarsi al confronto sui doveri istituzionali. Anche perché nessuno ha chiesto all’assessora di trascurare sua figlia. Ma ci si poteva almeno aspettare una mail, una connessione Zoom, o il rispetto delle minime forme di comunicazione con i colleghi.
Ricordiamo che fu proprio la stessa maggioranza a introdurre la possibilità di collegarsi da remoto. Ma evidentemente, partorire dà diritto al silenzio. Criticarlo, invece, significa essere maschi insensibili.
Del resto, dalla stessa consigliera che, tempo fa, ci regalò il paragone tra amici gay e “normodotati”, forse non potevamo aspettarci molto di più.