Pillole dal Consiglio comunale /1

LA COLLABORAZIONE… FINTA
Succede in Consiglio Comunale, alto e primo strumento rappresentativo della democrazia dove ci sono due distinti schieramenti: la maggioranza che governa e supporta il Sindaco eletto, e la minoranza che controlla, verifica, suggerisce e dichiara “ovunque” di essere pronta a collaborare, di aver un mandato preciso dai “suoi”, di lavorare per il bene della città etc…

Ma poi, che succede davvero? Succede che quando si tratta di discutere una proposta, una mozione o un ordine del giorno – come è successo ad esempio venerdì sera – la si butti sempre in polemica ed in politica: “Voi non siete capaci, voi non siete all’altezza, il vuoto assoluto, non sapete le vie, non possiamo confrontarci, siamo in imbarazzo, non sapete la storia, dovevate ancora nascere… Voi emendate una nostra proposta? Bene, allora noi la ritiriamo”.

Tutte “perle” che la minoranza tutta, guidata dal capo indiscusso, tra sorrisi, gridolini compiacenti e battute da bar propina ai Consiglieri di maggioranza e alla Giunta.

Da parte nostra, dichiariamo che non scenderemo ad un livello così basso, non ci “alzeremo in piedi” per fare interventi del genere ma ascolteremo – come sempre – e trarremo le conclusioni, diremo la nostra, rispettosi della democrazia e della città, senza offendere nessuno, né neofiti né “baroni”.

Fate pure come volete, cari esponenti di minoranza, i cittadini lissonesi capiscono molto più di quello che pensate… e a giugno lo hanno dimostrato!

IL FATTO PERSONALE

Dobbiamo poi fare un plauso al neo Presidente del Consiglio Elio Talarico, che nell’ultimo Consiglio comunale ha giudicato – secondo noi correttamente – come non appropriato il ricorso a “fatto personale”.

Ma cos’è il “fatto personale”? E’ uno strumento a disposizione dal Consigliere comunale per intervenire a propria difesa, discolpa o tutela quando – durante una discussione o un intervento – qualcuno lo offende, lo cita a sproposito o insinua cose sulla sua onorabilità e sulla sua immagine etc…..

Un ottimo strumento di tutela, quindi, che però ha regole ben precise: l’offeso si può rivolgere in qualsiasi momento al Presidente e chiedere di poter ricorrere al “fatto personale”; il Presidente, a proprio insindacabile giudizio, ha facoltà di accogliere o meno la richiesta e di concedere la parola subito o a fine seduta.

Allora perché il plauso al Presidente? Perché ha giudicato come non corretti i richiami a fatto personale di Piermarco Fossati e Fabio Meroni: il primo voleva replicare all’intervento di Massimo Mauri  (che a nostro parere durante il suo intervento non aveva offeso proprio nessuno) a proposito del cimitero degli animali mentre il secondo voleva controbattere a Daniele Mariani perché, parlando di “speculazioni” nel passato edilizio di Lissone, si era sentito “tirato in ballo” e voleva difendersi. Ma Fabio Meroni non era neppure stato citato: ci domandiamo allora come mai si sia sentito coinvolto…

Ma questo oggi non importa, quello che importa è che il Presidente abbia ben giudicato e agito di conseguenza. Quindi: bravo Presidente, un ruolo difficile con molti veterani della politica in Consiglio che richiederà tutto il suo impegno.