San Luigi: il realismo e le utopie

Per capire la distanza che intercorre tra i sogni e la realtà, basta analizzare quello che sta succedendo intorno al futuro dell’ex oratorio San Luigi. Argomento di cui abbiamo già parlato più volte ma che – avvicinandosi le elezioni – diventa un bel tema per solleticare la pancia degli elettori più nostalgici.
(A tal proposito segnaliamo, en passant, l’ennesimo sondaggio farlocco di Lissone in Movimento (a Marcia Indré), stavolta finito addirittura 241 a 1: tanto per dire l’oggettività della domanda posta ai cittadini… Cari amici, alla prossima occasione perché non proponete un altro quesito altamente scientifico, ad esempio: “Preferisci 50 euro – dischetto verde – oppure un calcio nelle gengive – dischetto rosso?).

Ma, a parte queste amenità chiaramente elettorali, la questione è seria e investirà chiunque uscirà come amministrazione dalle prossime consultazioni amministrative. Due forze dell’attuale opposizione hanno già proposto le loro idee, solo parzialmente convergenti: il Comune acquisisca tutta l’area del San Luigi e poi la ristrutturi, a fini più o meno sociali (c’è una forza politica che propone addirittura il recupero della chiesa a spese pubbliche!).
Bene, benissimo; a questo punto ci aspettiamo di vedere il solito brianzolo pragmatico che estrae il libretto degli assegni con la fatidica domanda: “S’al custa?”.

E invece, per dare concretezza al desiderio comune di salvare (almeno in parte) un bene storico, bisogna tener conto di alcune questioni pratiche che, di fatto, rendono irrealizzabile le suddette idee, almeno così come semplicisticamente sono proposte.

E il Sindaco lo spiega benissimo in un testo pubblicato nel suo “Diario” istituzionale:
– anzitutto l’area è privata e non sappiamo nemmeno quanto costerebbe acquistarla
– poi, se anche avessimo le risorse per farlo, non potremmo perché la legge attualmente vieta ai Comuni acquisizioni di questo tipo
– inoltre abbiamo già parecchie strutture pregevoli e in disuso da mettere a frutto per la comunità e non abbiamo i soldi né per sistemarle né – soprattutto – per mantenerne poi la gestione
– infine, un conto è acquisire l’Excelsior perché Lissone ha bisogno di un auditorium comunale (su questo siamo stati i primi a sbilanciarci), anzi tentare di acquisirlo a costo zero come standard qualitativo all’interno di un Piano edilizio sostenibile e possibilmente “sociale” (ma comunque privato); ben altro conto è avere la pretesa  – ammesso e non concesso che sia possibile – di acquisire tutta l’area e caricare così l’amministrazione comunale di costi pesantissimi per i bilanci a venire.

Ecco, questa è la distanza sul San Luigi tra noi e le altre liste d’opposizione: ed è la distanza tra realismo e utopia elettorale.

“No a case e negozi al San Luigi. Il vecchio oratorio resti una risorsa” (Il Giorno – 16 marzo 2017)