Il Listone

Un gesto inaudito e violento

Lo scorso weekend è stata ricoperta di vernice nera la pietra d’inciampo di Gianfranco de Capitani da Vimercate, un ragazzo lissonese, antifascista, che abitava in via Padre Reginaldo Giuliani e che è stato deportato nel campo di sterminio di Mauthausen ed è deceduto ad Ebensee  il 5 dicembre 1944, a 19 anni. Un gesto efferato e oltraggioso.

La pietra d’inciampo ha lo scopo di “riportare a casa” e riportare nella memoria collettiva le persone che sono morte nei campi di concentramento. Un sampietrino con un nome inciso e inserito nel marciapiede di fronte all’abitazione o al luogo di vita delle persone decedute. Un sampietrino che si inserisce nei nostri percorsi quotidiani, nella fretta del nostro passo, costringendoci a rallentare, a ricordare.

Gianfranco de Capitani da Vimercate non ci racconta solo del passato, ma ci insegna la consapevole scelta di una piena umanità di fronte all’intolleranza – presente ancora oggi – e alle atrocità di certi comportamenti, alle violazioni della dignità dell’essere umano, alle violenze e alle umiliazioni. Lui che, non ancora ventenne, ha saputo scegliere da che parte stare.

Cancellare il suo nome con lo spray nero, oscurare il suo sacrificio e nascondere il motivo della sua morte, è un gesto di una violenza inaudita. Non è solo rovinare con un atto vandalico una pietra d’ottone, è una ferita in ognuno di noi. La vernice è stata posta in modo completo e deciso su tutta la pietra e questo è segno di consapevolezza del gesto in chi l’ha eseguito. Tutto ciò è ingiustificabile e deve far scaturire un impegno maggiore verso la salvaguardia della memoria.

Ringraziamo chi è intervenuto prontamente, sia nella segnalazione che nella pulizia della pietra. Ringraziamo l’ANPI di Lissone, custode attenta e preziosa della memoria e della cura dei valori fondanti la nostra Costituzione.

Imbrattata una Pietra d’inciampo: “Un oltraggio miserabile” (PrimaMonza.it – 9 apr 2024)

 

Exit mobile version