Naufragio di Cutro

Se fosse tuo figlio…

Come sapete, noi siamo una Lista civica molto focalizzata sul territorio, presente e puntuale sulla politica locale, su Lissone e sui lissonesi. Ma non possiamo trascurare la tragedia di questi giorni a Cutro e ciò che viene detto a proposito (o meglio: a sproposito).

C’è un Ministro della Repubblica, ben vestito e curato, che sta dando lezioni genitoriali e strategiche ai giovani padri e madri in fuga dalle sevizie della loro terra: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”.

Caro Ministro, noi oggi prendiamo le distanze da lei, dalla sua Presidente Giorgia Meloni e da quella parte politica che – anche oggi – la giustifica. Qui stiamo parlando di persone disperate, che tentano di salvare la loro vita e quella dei propri cari sfidando le acque, il maltempo e la cattiveria degli scafisti con un viaggio incerto, al buio, al freddo, verso l’incognito

Non stiamo parlando, signor Ministro, di persone con l’auto carica per la villeggiatura al mare e che in caso di maltempo rimandano la partenza con il SUV di lusso…

Per favore, Ministro Piantedosi, la prossima volta ci pensi due volte prima di fare certe affermazioni, e cerchi di non farci vergognare.

Dedichiamo al Ministro, e a tutti quelli che lo giustificano, una poesia di Sergio Guttilla che ben evidenzia la differenza di atteggiamento tra “il proprio” e “l’altrui”.

Naufragio di Cutro, Piantedosi ribadisce: «La disperazione non può mai giustificare viaggi pericolosi» (Open.it – 27 feb 2023)

Se fosse tuo figlio
riempiresti il mare di navi
di qualsiasi bandiera.
Vorresti che tutte insieme
a milioni
facessero da ponte per farlo passare.

Premuroso,
non lo lasceresti mai da solo
faresti ombra
per non far bruciare i suoi occhi,
lo copriresti
per non farlo bagnare
dagli schizzi d’acqua salata.

Se fosse tuo figlio ti getteresti in mare,
uccideresti il pescatore che non presta la barca,
urleresti per chiedere aiuto,

busseresti alle porte dei governi
per rivendicarne la vita.

Se fosse tuo figlio oggi saresti a lutto,
odieresti il mondo, odieresti i porti
pieni di navi attraccate.

Odieresti chi le tiene ferme e lontane
Da chi, nel frattempo
sostituisce le urla
Con acqua di mare.

Se fosse tuo figlio li chiameresti
vigliacchi disumani, gli sputeresti addosso.
Dovrebbero fermarti, tenerti, bloccarti
vorresti spaccargli la faccia,
annegarli tutti nello stesso mare.

Ma stai tranquillo, nella tua tiepida casa
non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Puoi dormire tranquillo
E soprattutto sicuro.

Non è tuo figlio.
È solo un figlio dell’umanità perduta,
dell’umanità sporca, che non fa rumore.

Non è tuo figlio, non è tuo figlio.
Dormi tranquillo, certamente
non è il tuo.