Un regalo per il prossimo sindaco

Chiunque esso sia (e noi una decisa preferenza in merito de l’abbiamo…) il futuro sindaco di Lissone si troverà un bel “regalo” sulla scrivania subito il giorno dopo l’elezione: il 26 giugno, il lunedì seguente i ballottaggi delle amministrative, è infatti il giorno previsto per l’apertura delle buste del bando di gara per il nuovo palazzetto del quartiere Moscotti.

Vuol dire che si saprà chi eseguirà i lavori per la struttura da 750 posti e da subito il neo-sindaco avrà una bellissima opera già confezionata e pronta da portare avanti nel suo mandato. Basterà seguire i lavori: altro che la “palestra elettorale” e solo per pochi promessa da certuni sulla carta…

Una riflessione maliziosa: che differenza rispetto a 5 anni fa, quando noi i giorni immediatamente dopo l’elezione di Concetta Monguzzi ci trovammo – sempre nel medesimo contratto di quartiere – il caminone del cogeneratore da spostare (per non parlare del buco nella piscina, delle dimissioni del gestore del Botticelli, delle voragini di bilancio nell’Osservatorio Colore e in Progetto Lissone…).

Un’eredità molto, molto faticosa; ma con impegno ce la siamo cavata, e ne siamo fieri e contenti per Lissone

Il quartiere don Moscotti avrà il suo palazzetto (Il Cittadino – 13 mag 2017)

La mafia che è tra noi

Torna varie volte il nome di Lissone nell’inchiesta appena conclusa dalla Direzione Antimafia di Milano intorno alle infiltrazioni della ‘ndrangheta in alcune attività commerciali e finanziarie brianzole.

Anzitutto per la cittadinanza lissonese di alcuni dei fermati, titolari di imprese (i fratelli Alessandro e Nicola Fazio, Vincenzo Strazzulla) e commercialisti (Antonino Ferraro), accusati di aver creato un giro di fatture false per creare fondi neri a disposizione di una cosca siciliana.
Poi come luogo dove si sono svolte le operazioni illecite e gli scambi di denaro.
Quindi per la residenza di un anonimo maresciallo della Guardia di Finanza, che avrebbe passato informazioni riservate ai malavitosi.
Infine per la citazione di Gabriele Volpe, vecchia conoscenza della nostra politica e tuttora candidato per la lista di Forza Italia, di cui in alcune intercettazioni gli arrestati millantavano la conoscenza come possibile aggancio per ottenere la gestione del Centro Sportivo Palaporada di Seregno da parte di Aeb spa (di quest’ultima società Volpe, che comunque non è indagato, è consigliere di amministrazione).

A leggere le carte dell’inchiesta si ha un’idea, da una parte, della ramificazione incredibile ormai raggiunta dalla mafia; dall’altra, dell’abilità dei malavitosi nel gestire operazioni finanziarie complesse.
Mentre invece ci sono strumenti ancora insufficienti per controllare la provenienza del denaro che permette tanti investimenti in esercizi pubblici, anche nella nostra città.

Nella città del mobile spunta la mafia (Il Giorno – 17 mag 2017)
Le mani sui supermercati (Il Cittadino – 20 mag 2017)
In suv dalla Brianza fino in Sicilia per portare i soldi in contanti ai clan (Il Cittadino – 20 mag 2017)
Il pizzaiolo di Lissone che sfornava fatture false e buste paga gonfiate (Il Cittadino – 20 mag 2017)
Gli uomini della mafia e la politica (Il Cittadino – 20 mag 2017)

Piazza Garofalo: un risarcimento per Lea

Nel marzo 2015, com’è noto, la nostra città ha intitolato una piazza a Lea Garofalo: moglie di uno ‘ndranghetista, uccisa nel 2009 perché aveva deciso di denunciare la mafia e collaborare con la giustizia, il cui corpo era stato poi ritrovato a pochi km da Lissone. Ci era sembrato un gesto significativo per ribadire il nostro impegno per la legalità e il sostegno alla lotta contro la criminalità organizzata.

Adesso apprendiamo che potrebbe non essere stato soltanto quello: Lissone infatti, a sentire il racconto della giornalista Marika Demaria, autrice del libro “La scelta di Lea”, avrebbe anche avuto un debito nei confronti della donna, perché proprio nella nostra città si sarebbe svolto l’atto che ha consentito ai sicari di individuare il domicilio segreto di Lea.

Ecco la storia, che non abbiamo possibilità di verificare, così com’è stata riportata da un quotidiano:
“Nell’inchiesta della giornalista di Narcomafie non mancano i particolari inquietanti. Come quello che riguarda un episodio avvenuto il 20 novembre 2004, quando Lea e la figlia erano ancora nel programma di protezione.
Gennaro Garofalo, un lontano parente, molto amico di Vito Cosco (fratello dell’ex compagno di Lea, condannato anche lui all’ergastolo), va alla stazione dei carabinieri di Lissone, nella provincia di Monza e Brianza.
Non deve sporgere denuncia. Non deve prendere servizio. O perlomeno non più. Il ragazzo era infatti un ausiliario dei carabinieri, ma si era congedato tre giorni prima”.
Va lì con la scusa di un saluto e “riesce ad utilizzare il pc di un collega, impegnato in un’operazione esterna, per cercare la città dove vive Lea inserendo la password che era stata appuntata su un’agenda riposta in un cassetto non chiuso a chiave”.
Dunque l’intitolazione della piazza a Lea Garofalo potrebbe essere in qualche modo anche un risarcimento dovuto.

La Lega a scuola di buona amministrazione

Evidentemente non sono riusciti a digerire che altri siano stati più bravi di loro, e per di più ottenendo il consenso della Regione (che era ed è marcata centrodestra!). Si legge infatti molta invidia nell’annuncio del candidato sindaco Fabio Meroni, che proclama di voler istituire – anche nel caso di sconfitta elettorale – due commissioni consiliari d’inchiesta: la prima sullo spostamento del cogeneratore, la seconda sullo scioglimento di Asml.

Si tratta di due evidenti e importanti successi dell’amministrazione Monguzzi e la Lega ce li ha ancora sullo stomaco: “Ma come?!? Questi qui appena insediati sono riusciti a togliere un invasivo caminone dal giardino della scuola elementare, quando a noi la Regione (che per di più era dei nostri) aveva sempre risposto picche: come è stato possibile?!? Ci dev’essere sotto qualcosa…”.Discorso simile per la liquidazione di Asml – disposta dalla legge, lo ricordiamo – che ha messo a disposizione parecchi milioni di euro prontamente usati per opere pubbliche: le quali evidentemente sono risultate indigeste ai padani.

Di qui dunque due Commissioni d’inchiesta: ma prego, si accomodino; avranno da imparare come si amministra secondo la legge e ottenendo risultati buoni per tutti.

Costi e permessi per il cogeneratore. Chieste due commissioni d’indagine (Il Giorno – 29 apr 2017)

Un Contratto onorato fino in fondo

Noi non lo volevamo, eppure – una volta ricevutolo in eredità – l’abbiamo realizzato in gran parte, l’abbiamo migliorato, abbiamo salvato del suolo vergine e costruito meno metri cubi e abbiamo persino risparmiato circa 11 milioni di euro: che cosa volere di più?

Un’interrogazione 5Stelle, l’altra sera in Consiglio comunale, ha permesso agli assessori Anna Maria Mariani e Marino Nava di dipingere il quadro completo del cosiddetto “contratto di quartiere” (la riqualificazione del quartiere ex Ls/1, ora Don Moscotti), dalle origini ad oggi; ed è apparso in tutto il suo valore un grandissimo successo dell’amministrazione Monguzzi.

Ecco il dettaglio per punti:
– il contratto di quartiere è stato approvato nel 2007, con i voti contrari dell’allora minoranza (oggi maggioranza) perché appariva un progetto ciclopico e per vari aspetti azzardato; l’ammontare era di 40 milioni di euro, quasi per il 40% coperti dalla Regione, poi da Aler, dal Comune e dai privati
– nel 2012, all’insediarsi dell’amministrazione Monguzzi, le uniche realizzazioni erano le tre nuove palazzine in cui dovevano trasferirsi gli inquilini della parte di abbattere
– subito la Giunta Monguzzi ha trasferito il cogeneratore, che avrebbe dovuto sorgere nel bel mezzo del giardino della scuola elementare Buonarroti, con un’alta ciminiera al posto del prato.
– quindi è stato realizzato con successo e senza alcun disordine il “più grande trasloco d’Italia”: 134 famiglie dalla “stecca” alle palazzine nuove
– poi è stata abbattuta la stecca degradata, spostando temporaneamente altrove gli alunni della scuola primaria per evitare rischi dovuti al rumore e alle polveri
– è stata concordata con il privato la rinuncia all’ampliamento del supermercato esistente in loco e quella di nuove palazzine di edilizia convenzionata, riducendo dunque l’impatto urbanistico e demografico sul quartiere
– la scuola Buonarroti ha ottenuto diverse migliorie (ingressi, abbattimento passerella, rinnovo giardino), nemmeno previsti all’inizio
– la palestra “scolastica” inizialmente prevista è diventata un palazzetto da 750 posti, per il quale si attende solo la gara d’appalto (competenza provinciale), e non sarà costruito come previsto sul prato bensì sul sedime prima occupato dalle case abbattute, con risparmio di suolo
– il Centro giovanile Cubotto, invece di essere abbattuto e rifatto, sarà riqualificato e raddoppiato, con notevole risparmio sui costi; anche di questo è già stato approvato il progetto preliminare
– ultimo punto dolente: le scale che Aler avrebbe dovuto ristrutturare, ora probabilmente saranno demolite; ed è un’altra diminuzione di pressione demografica in una zona problematica

Questo è ciò che abbiamo fatto in 5 anni (gli stessi trascorsi dall’approvazione alla fine dell’amministrazione precedente), per un totale di 29 milioni di euro e nonostante rallentamenti e ritardi; e hanno ragione gli oppositori a sostenere che raccontarlo equivale a fare uno “spottone” elettorale a nostro favore.
E’ proprio così: abbiamo lavorato bene e molto, e ne abbiamo tanto più merito per il fatto che non era nemmeno una scelta nostra.

Dal cemento al frumento

E’ stato divertente, l’altra sera, vedere i (pochi) rappresentanti del centrodestra presenti in Consiglio comunale fare acrobazie verbali per bocciare l’ingresso di Lissone nel Parco del Grugnotorto – un fatto veramente storico per la nostra città, la più cementificata della Brianza! – senza dire apertamente la loro vera preoccupazione: quella che così sarà ancora un po’ più difficile consumare suolo e costruire su terra vergine a Lissone.

E’ stato davvero incredibile vedere persone che hanno persino l’ambizione di diventare sindaco (vedi Roberto Perego) astenersi nel voto davanti a una decisione che è addirittura ovvia, l’unica possibile per salvare quel poco che resta di natura a Lissone … D’altra parte è anche un’occasione per vedere quale idea di città ha davvero in mente chi aspira a governarci.
Cittadini, ricordatevene: costoro non vogliono il verde, vogliono ancora cemento!

Comunque sia, l’ingresso nel Grugnotorto è stato approvato e ora dovranno accettarci gli altri 8 Comuni già membri. Alcuni dati per capire in cosa consiste questo Parco:
– 1400 ettari verdi, cui si aggiungeranno i 200 di Monza e i nostri 160
– 15% di territori di proprietà pubblica, gli altri privati e coltivati normalmente
– 21 ettari di nuovi boschi creati dalla nascita del Parco nel 2001
– 10.000 metri di filari e siepi creati lungo campi e strade campestri
– 168.000 euro di contributi annui dagli 8 Comuni e solo due dipendenti
– molti progetti di recupero promossi, per esempio: lo storico viale di Villa Bagatti a Varedo; l’Oasi di S. Eusebio a Cinisello; una cava trasformata in Lago Nord a Paderno; il Bosco Bello di Varedo; l’Oasi dei Gelsi di Paderno; la Roggia S. Martino tra Nova e Cinisello…
– infine, oltre metà dei Comuni della Brianza ormai sono entrati in un Plis, alcuni addirittura in due.
E adesso c’è anche Lissone!
NB:   Vediamo che il suddetto Perego legge il nostro sito al mattino presto e infatti oggi ha subito risposto dal suo blog: segno che è stato colto sul vivo. Peraltro, per rispondere a quelle che chiama “menzogne”, espone tre motivazioni per la sua astensione nel voto che noi chiamiamo semplicemente “balle”:

1) NON E’ VERO infatti che l’adesione al Parco è per 50 anni obbligati; la cosa è stata chiarita anche in Consiglio comunale, nell’accordo c’è scritto chiaro e netto che ogni socio può uscire quando vuole

2) NON E’ VERO che non sappiamo i costi: i quali sono parametrati ai cittadini del Comune socio e agli ettari conferiti, due dati ben noti. I conti si fanno alla fine del procedimento di adesione perché tutto va ricalcolato in base ai costi (che sono ormai fissi da anni) e ai nuovi ingressi, ma finora gli 8 Comuni soci pagano 168.000 euro tutti insieme: quindi anche la nostra cifra media si aggirerà intorno ai 20.000 euro annui. Questo è il sistema usato anche per TUTTI gli altri Comuni, ma è anche quello che si usa normalmente per calcolare altre tariffe: per esempio l’adesione ad Anci, o la tariffa dei rifiuti. E’ una cifra che dipende da dati che variano, dunque è variabile e proporzionale: ma proprio per questo è più equa!

3) E’ VERO che il verde agricolo sarebbe comunque rimasto verde, grazie al nostro Pgt (che Perego ha bocciato…), ma è altrettanto vero che in questo modo ha una tutela in più: il che, conoscendo alcuni attuali aspiranti sindaci lissonesi, non è affatto un danno, anzi! E poi, entrando nel Parco, abbiamo la possibilità di aderire a bandi di finanziamento e bellissimi progetti di miglioria ambientale che altri Comuni hanno già realizzato e che NON AVREMMO modo di fare se restassimo da soli.

Capovolgiamo il ragionamento di Perego: se il verde era già tutelato e il Parco è solo un bollino in più, perché si è astenuto? Che poi è la decisione peggiore: se davvero crede che “non si firmano contratti così”, doveva avere il coraggio di votare contro! Invece no, ha fatto la scelta di Pilato: perché è impopolare dire no al verde, ma è impopolare pure scontentare i proprietari delle aree verdi… Il solito piede in due scarpe.

Dove ci sono i padani, cresce il cemento

Non c’è niente da fare: il male della pietra ce l’hanno nel sangue. Il loro colore simbolico sarebbe il verde, ma dove passano di verde ne resta ben poco. A Lissone abbiamo avuto per vent’anni il Premiato Cementificio di Meroni, che adesso vorrebbe riprovarci ad asfaltare anche i pochissimi prati residui.

Ma anche a Biassono il borgomastro legaiolo mica scherza: 90.000 metri quadri di capannoni al confine (tanto per cambiare…) con Lissone. Una lista civica tenta di opporsi, mobilitando anche… le pecore. Speriamo ce la faccia.

Biassono, contro il cemento la lista civica chiama i pastori (Corriere della Sera – 6 apr 2017)

San Luigi: il realismo e le utopie

Per capire la distanza che intercorre tra i sogni e la realtà, basta analizzare quello che sta succedendo intorno al futuro dell’ex oratorio San Luigi. Argomento di cui abbiamo già parlato più volte ma che – avvicinandosi le elezioni – diventa un bel tema per solleticare la pancia degli elettori più nostalgici.
(A tal proposito segnaliamo, en passant, l’ennesimo sondaggio farlocco di Lissone in Movimento (a Marcia Indré), stavolta finito addirittura 241 a 1: tanto per dire l’oggettività della domanda posta ai cittadini… Cari amici, alla prossima occasione perché non proponete un altro quesito altamente scientifico, ad esempio: “Preferisci 50 euro – dischetto verde – oppure un calcio nelle gengive – dischetto rosso?).

Ma, a parte queste amenità chiaramente elettorali, la questione è seria e investirà chiunque uscirà come amministrazione dalle prossime consultazioni amministrative. Due forze dell’attuale opposizione hanno già proposto le loro idee, solo parzialmente convergenti: il Comune acquisisca tutta l’area del San Luigi e poi la ristrutturi, a fini più o meno sociali (c’è una forza politica che propone addirittura il recupero della chiesa a spese pubbliche!).
Bene, benissimo; a questo punto ci aspettiamo di vedere il solito brianzolo pragmatico che estrae il libretto degli assegni con la fatidica domanda: “S’al custa?”.

E invece, per dare concretezza al desiderio comune di salvare (almeno in parte) un bene storico, bisogna tener conto di alcune questioni pratiche che, di fatto, rendono irrealizzabile le suddette idee, almeno così come semplicisticamente sono proposte.

E il Sindaco lo spiega benissimo in un testo pubblicato nel suo “Diario” istituzionale:
– anzitutto l’area è privata e non sappiamo nemmeno quanto costerebbe acquistarla
– poi, se anche avessimo le risorse per farlo, non potremmo perché la legge attualmente vieta ai Comuni acquisizioni di questo tipo
– inoltre abbiamo già parecchie strutture pregevoli e in disuso da mettere a frutto per la comunità e non abbiamo i soldi né per sistemarle né – soprattutto – per mantenerne poi la gestione
– infine, un conto è acquisire l’Excelsior perché Lissone ha bisogno di un auditorium comunale (su questo siamo stati i primi a sbilanciarci), anzi tentare di acquisirlo a costo zero come standard qualitativo all’interno di un Piano edilizio sostenibile e possibilmente “sociale” (ma comunque privato); ben altro conto è avere la pretesa  – ammesso e non concesso che sia possibile – di acquisire tutta l’area e caricare così l’amministrazione comunale di costi pesantissimi per i bilanci a venire.

Ecco, questa è la distanza sul San Luigi tra noi e le altre liste d’opposizione: ed è la distanza tra realismo e utopia elettorale.

“No a case e negozi al San Luigi. Il vecchio oratorio resti una risorsa” (Il Giorno – 16 marzo 2017)

Il rischio è sotto controllo

Molto positivo l’esito del Consiglio comunale aperto sulla Protezione civile (nonostante la scarsa partecipazione dei cittadini, ma anche delle minoranze di centrodestra: tanto loro del Piano di emergenza ne hanno fatto a meno per vent’anni…). Si trattava di un momento informativo e formativo che fa seguito all’approvazione del Piano, avvenuta nel 2014, e alla prima esercitazione “per posti di comando”, realizzata nel 2016. Erano presenti tutte le realtà lissonesi interessate alle emergenze: Protezione civile, Carabinieri, Vigili del Fuoco, Radioamatori, Gev, Croce Verde, Carabinieri in congedo…

Si è capito con chiarezza che il rischio prevalente e quasi unico (a parte eventi meteorologici come trombe d’aria o nubifragi) cui Lissone è sottoposto è quello chimico industriale, per la presenza in contesto urbano di due industrie che manipolano materiali tossici.

Ma anche questa realtà di pericolo potenziale viene in un certo senso ridimensionata sapendo, da una parte, che le due fabbriche devono avere meccanismi di sicurezza interni molto stringenti e controllati dalla Prefettura, e – dall’altra – che le misure previste per la popolazione in caso di fuoriuscita accidentale di gas toccano al massimo i 200 metri di raggio e consistono nel chiudersi in casa tappando ogni possibile ingresso dell’aria; l’evacuazione è invece una scelta non consigliata e comunque da fare in casi rari.

Il Consiglio comunale aperto si è concluso con la proposta di alcuni passi successivi, tra cui l’aggiornamento del piano (soprattutto per quanto riguarda la scelta di un segnale d’allarme univoco ben riconoscibile dalla popolazione e i mezzi di diffusione delle notizie), la programmazione di una esercitazione effettiva tra i cittadini che abitano vicino alle suddette fabbriche e la predisposizione di un generatore di corrente autonoma per il municipio, dove hanno sede i posti di comando in eventuali emergenze.

Piano di emergenza comunale del Comune di Lissone

Il Grugnotorto ci dà il benvenuto. In bici

Sarà dedicata particolarmente a Lissone (e a Monza) la festa annuale del Consorzio Parco Grugnotorto Villoresi, che la mattina di domenica 2 aprile prevede una biciclettata nel territorio del Parco proprio per dare il benvenuto ai due nuovi Comuni aderenti: ovvero Lissone e Monza.

Il percorso di circa 10 facili km parte dal Centro di Educazione Ambientale di Cinisello Balsamo (via Cilea angolo via Giolitti, ritrovo alle 9,30) e lungo l’alzaia del Canale Villoresi arriverà al Parco Villoresi di Monza; lì alle 10,30 avverrà il simbolico incontro con i due Comuni nuovi arrivati.

“E’ oggi ancora difficile raggiungere le altre aree di Monza e di Lissone in bicicletta – scrive il presidente del Plis Arturo Lanzani nel suo invito – ma in futuro ce la metteremo tutta per agganciare e collegarci anche con loro”.

E noi ce la metteremo tutta, nella prossima amministrazione comunale, a… lasciarci “agganciare” in una rete di ciclabili nel verde.